martedì 31 maggio 2011

Muffins alle banane

Tutto il profumo di una banana in sei deliziosi muffins


Ingredienti:

- 120 gr. di farina 
- 50 gr. di zucchero
- 1 uovo
- 25 gr. di burro ammorbidito
- 1 banana 
- il succo di mezzo limone
- 25 cl di panna
- 1/3 di una bustina di lievito per dolci
- un pizzico di sale
- latte qb

Riduci la banana in poltiglia con una forchetta, aggiungi il succo di mezzo limone per non farla annerire. 
Sbatti con una frusta l' uovo, aggiungendoci lo zucchero, poi il burro ammorbidito, la farina a cucchiate, la panna, il lievito e un pizzico di sale. Infine aggiungi la banana schiacciata. Se il composto dovesse risultare troppo duro, aggiungi un po' di latte. Versa il composto negli stampini per muffins, inforna in forno già caldo a 170 gradi per 20 minuti.

Un inizio

Non mi fido di chi non mangia tutto.


Fatta eccezione per allergici, vegetariani, vegani e chi, per ragioni di credo religioso, tiene fuori dalla sua dieta determinati alimenti, malsopporto chi manifesta strane idiosincrasie (non mangio la verdura verde, non mangio i funghi secchi, non mangio la cioccolata). Possono esistere delle preferenze, ma non mangiare un piatto solo perché c'è una minima quantità dell' alimento avversato mi fa tristezza.

Magari la prima volta che hai mangiato i funghi secchi eri di cattivo umore e il piatto era preparato male e hai avuto un' epifania negativa. Magari tua madre ti ha costretto a mangiare da piccolo le verdurine-che-fanno-tanto-bene. Ma chi non cambia opinione? Cambiare opinione, rivedere i propri gusti, è vitale. E' una questione di adattamento e di sopravvivenza.

Si narra nella mia famiglia che da bambina non mangiassi quasi nulla. Avevo di sicuro molte antipatie alimentari ma in definitiva - anche per le cose che mi piacevano - ne mangiavo davvero poco e di malavoglia. 

Potevo insomma sfoggiare già in tenerissima età un talento da anoressica, quale poi non sono mai diventata (fortunatamente). Il cibo durante l' adolescenza era semplicemente una questione di nutrizione. 

Poi il distacco da casa e l' iscrizione in un' università lontana. La necessità di dover pensare al proprio cibo da sé. Gli anni della mensa universitaria. E' lì che mi sono accorta di poter mangiare tutto perché quando hai fame non stai a pensare che le lenticchie non ti piaccono.

Ogni volta che tornavo a casa, mangiavo di gusto cibi dei quali prima mi lamentavo. Il commento, sorpreso: "Hai visto? Ha imparato a mangiare".

La mia evoluzione è proseguita, dopo aver imparato a mangiare ho iniziato ad imparare a cucinare. Un processo lento, graduale, fatto di esperimenti, di amori improvvisi (mangiare la stessa zuppa per tre giorni di fila), di errori ed orrori. Di epifanie, ancora.

Per me oggi il cibo ha una componente emotiva fortissima. Volevo da tempo iniziare un blog di ricette, e volevo chiamarlo proprio così, Cibo Conforto, la traduzione letterale dell' inglese comfort food, perché un piatto preparato con amore è uno di quei gesti semplici che migliorano il mondo.